Vibrazioni – Parte 3

di Vale AlbaDiggi

 

Shocker osservò una fila di case illuminate dai lampioni.

Ok, ho trovato la strada…e adesso? Si chiese, guardandosi intorno.

- Scusi signore, - fece una vocina – lei sa che ore sono? – a parlare era stata una creatura alta più o meno un metro, identica ad un coniglio vestito con giacca e cravattino. Herman sgranò gli occhi e fece scivolare i pollici sui pulsanti delle sue unità vibratorie.

- Si sente bene signore? –

- Che…che diamine sei? -

- Oh! Guardi! – fece il coniglio, indicando un orologio di una farmacia – È tardi! È Tardi! – si mise a gridare, correndo e afferrando il criminale per una mano.

Sto impazzendo... pensò lo Shocker, quando vide.

- Ma dove sono finito…in una fanfiction della Disney? – si chiese Herman, guardando quello spettacolo: cervi parlanti, la sirenetta, persino il Cappellaio Matto erano tutti lì, in quella piazzola, a ridere e a scherzare. In particolare, Ariel e Cenerentola si litigavano l’unico principe del gruppo, tirandosi i capelli, mentre Romeo degli Aristogatti e Figaro, il gatto di Geppetto, erano intrappolati in un angolo, con Lilly e il Vagabondo davanti; intanto Pinocchio sparava balle, raccontando a Cip e Ciop della sua battaglia contro la balena.

- Vede che eravamo in ritardo? – disse il coniglio

- Senti, Bianconiglio, tornatene dentro Matrix ed esci dalla mia testa, va bene? – gridò Shocker.

- Forse possiamo aiutarla noi, signore. – fece una voce seria. Dall’ombra emerse un gruppo di una decina di uomini, il volto coperto da un passamontagna e il fucile imbracciato.

- Oh no. Voi che c’entrate, adesso? – fece Herman.

- Mi sorprende che Zante abbia tenuto la bocca chiusa. – fece uno di loro.

- Quindi siete stati voi a volere la rapina! -

- Certo. Ed è stato lei a mandarla all’aria, signor Schultz. Che mossa stupida. Scommetto che adesso la sua mente sta cercando di riunire tutti i tasselli, inutilmente. Domande, dubbi…Che c’entriamo noi con questo manicomio e l’uccisione di un uomo nella banca? Cosa vogliamo dalla piccola Anne? Si, Schultz, Anne è il nome della bambina che stiamo cercando. -   

- Mi chiedo solo cosa volete ora da me. – fece lo Shocker serio.

- Lei morirà questa sera, signor Schulzt, morirà per ciò che ha fatto alla banca. Addio, anzi…

fece l’uomo alzando il fucile, imitato da tutti - …Heil Hydra! –

 

- E questa sarebbe la fine, Dillon? – chiese Rucker, guardando negli occhi il suo nemico.

- Se te l’eri immaginata in maniera differente, mi spiace. -

- Oh, andiamo…dove sono i discorsi lunghi da supercriminale? – fece il poliziotto.

- Veramente, quello a parlare di più finora, sei stato tu. – replicò il criminale.

- Appunto. -

Le scariche elettriche raggiunsero il corpo di Terenzio, facendolo cadere a terra in preda alle convulsioni.

- Ah, Rucker… - fece Dillon, guardandolo - …non lo capisci? Per me sei solo un altro sulla mia strada. Che motivo avrei di parlare tanto? -

- E…eppure…non mi hai…ucciso… - sibilò il poliziotto.

- Hai ragione. Addio. -

Nell’aria risuonarono due “Thwap!” e Max si ritrovò con i guanti gialli coperti di poltiglia grigia.

- Andiamo Electro, - disse Peter, eseguendo un carpiato e sferrando un calcio al criminale – non ti avevo già pestato? Quanto sarà passato, due ore? Tre? -

- Non so da dove sbuchi, Uomo Ragno, ma hai fatto un errore a venire qui. – replicò l’uomo elettrico, rialzandosi da terra.

- Mi vuoi battere a pugni? -

Dillon non rispose, respirò a pieni polmoni e chiuse gli occhi. Un sibilo si levò, crescendo di intensità. La luce delle lampade sul soffitto tremò per qualche secondo, poi di colpo tutto piombò nel buio. I toni più chiari del costume di Electro presero ad accendersi, come un neon, spandendo una luce giallognola intorno al criminale.

- Rucker…giù! – grido il Ragno, quando il suo sesto senso andò in tilt. Il tenente si buttò a terra, mentre l’eroe saltando verso di lui premette i pulsanti dei lanciaragnatele.

Per un attimo, l’edificio divenne la fonte di luce più luminosa di tutta NY.

 

Herman chinò la testa, riparandosi dalle pallottole dietro una macchina.

- L’Hydra…perfetto! -

- Già signor Schultz... davvero perfetto! – gridò il capo, distruggendo i finestrini con una raffica.

Questo qui mi ha proprio rotto…’signor Schultz’ …ma vaff…! pensò Shocker, tirandosi in piedi. I proiettili fischiarono, colpendo a tutta velocità il costume giallo e rimbalzando a terra. Dopo qualche secondo gli spari si placarono.

- Scusate, ma mi sono ricordato che sono un criminale senza scrupoli. – una scarica vibratoria scaraventò i tizi contro un muro – Il che vuol dire che sono cavoli vostri. –

Una leggera pressione su due pulsanti fece saltare le otturazioni ad un paio di militanti; sfruttando una delle modifiche al costume, Herman sollevò da terra un avversario con un fascio di oscillazioni che probabilmente, a causa di un effetto collaterale, avrebbero reso afono il nazista per un buon due mesi. Un altro lanciò un fumogeno a terra, rendendo invisibile il gruppo. Per ovviare al problema, Shocker cominciò a sparare alla cieca. Improvvisamente un dolore bruciante gli pervase la spalla.

- Usate i sistemi a microonde…sembra che in parte penetrino il suo costume! – gridò qualcuno.

Martoriato dai colpi, Herman si piegò in ginocchio, annaspando alla ricerca di qualcosa sulla sua cintura. Il vibranio delle cuciture del costume rilasciò tutta l’energia a microonde su una frequenza leggermente più bassa, un lieve bagliore rosso si diffuse nella nebbia e un attimo dopo i soldati erano a terra, privi di sensi.

- Non…non è stato…piacevole… - disse Shocker, intravedendo una figura minuta, prima di svenire.

 

La cupola di ragnatela era carbonizzata e mandava un odore nauseante di prodotti chimici e plastica bruciata. I bordi che toccavano a terra, completamente anneriti, si scollarono lentamente.

- Ecco perché ho progettato questa roba, Rucker… per salvarmi le chiappe.– disse Peter, sollevando la tela. 

- Dov’è Dillon? -

Un bagliore elettrico si diffuse dall’esterno attraverso le finestre.

- Ci sono degli agenti qui fuori, Peter!– commentò Rucker.

- E ci resteranno. Non preoccuparti. – disse saltando verso un lucernario. Il vetro esplose sotto il colpo, mentre la figura rossa e blu volava verso il cielo. Max Dillon stava ad una trentina di metri, circondato da agenti di polizia e del Codice Blu; la figura del supercriminale sprigionava scariche ad alto voltaggio tutto intorno, tenendo a distanza gli agenti. Peter planò a tutta velocità verso Electro, ma un attimo dopo si ritrovò a terra, ricoperto da scintille.

- Ahhh! Ti sei rialzato, finalmente. – disse Dillon guardandolo – Ti aspettavo. -

- …non potevo lasciarti tutto il divertimento… - fece il Ragno, sollevandosi da terra.

- Già, immagino che non potessi. – una scarica guizzò verso Peter che saltò su un muro vicino.

- Comunque, Uomo Ragno, avrai notato il mio nuovo costume. Sai che l’ho equipaggiato con quelli che per un po’ di tempo ho creduto fossero transistor Stark? -

- Cos’è, li hai trovati dall’elettricista all’angolo? – disse Peter, colpendo l’avversario con un pugno coperto di ragnatela. L’elettricità che si sprigionò all’impatto scaraventò l’eroe lontano.

- No, però credevo di essere riuscito a replicarli. Mi sbagliavo, si trattava di qualcosa di diverso, che amplificava la potenza dei miei poteri… -

Simultaneamente, tutti i fucili e le pistole degli agenti vennero strappati dalle loro mani e si sollevarono in aria, mossi da una forza invisibile;  Peter osservò quelle armi che lo puntavano.

- …e magari qualcosa di più. - 

 

I sensi invasero la mente di Herman con un guizzo improvviso, che lui represse, nella speranza di poter tornare a riposare.

- Svegliati! Svegliati! – sentì, mentre timidi colpetti percuotevano la testa sul costume ammortizzante.

- E tu chi saresti? – fece Shocker, trovandosi faccia a faccia con una bimba di sei anni – Aspetta, sei quella ragazzina Anne? -

Lei annuì con forza, osservandolo con i suoi occhioni – E tu sei Herman. – disse lei, ridendo.

- Come fai a sapere…ma dove siamo? -

- A casa. -

- Casa tua? Come ci siamo arrivati? -

- Ti ho tirato su. -

Herman squadrò la figura così gracile della bimba – Uh…ok, chi mi ha portato… - un bambolotto di pezza roteo nel vuoto davanti agli occhi di Shocker, seguito da una Barbie dalla chioma fluttuante.

- Oh mio… -

- No-no-no…giù ho detto! – fece Anne e i giocattoli caddero simultaneamente a terra.

- Sei…sei una mutante? -

- Cos’è una mutante? -

- Lascia stare… - replicò Herman, sfilandosi il passamontagna per respirare meglio. Si pentiva di essersi messo in quella situazione, ma al contempo non riusciva a lasciare la casa. La bimba era ancora in pericolo.

- Senti, dobbiamo andarcene da qui. Ti devo portare da qualcuno, i Vendicatori… - poi si rese conto delle probabili conseguenze.

- Ven-di-ca-to-ri. So dividere anche parole più lunghe. – disse Anne, giocherellando con l’orsacchiotto.

- C’è un auto in garage? -

- Papà ha una Volschwacenne nuova-nuova… -

- C’è qualcun altro in casa? -

- Dorme la signora…la signora che pulisce, sogna le margherite che mi piacciono tanto. -

- Ok, andiamo. – disse lo Shocker, cercando di mettere in ordine quel bailamme di eventi. 

 

Le armi levitarono a diversi metri da terra, emettendo scatti sinistri, poi improvvisamente esplosero in decine di colpi. Peter balzò, evitando la prima raffica, poi si avvitò in aria e raggiunse il tetto di un palazzo, scomparendo.

- AH! – fece Electro – Non te ne andrai così? Non importa, ho tanti amici… -

I fucili e le pistole si alzarono lentamente, disponendosi davanti ad ogni finestra della strada.

- Conterò fino a tre, Ragno! Uno…due…tre! – passò un attimo nel silenzio più assoluto.

- Max, sei patetico! – fece l’Uomo Ragno colpendo il nemico al mento. – Guardati…mi è bastato coprire i pugni con più ragnatela e non sento più niente. – un altro pugno si infranse sulla guancia del nemico. – E poi…magnetismo! Non vorrei essere in te quando Magneto si accorgerà che lo hai copiato. -

Le armi caddero a terra, seguendo il movimento di Max.

- N…no… - gemeva Dillon.

- Non ti sento…mi dispiace… - replicò il Ragno, colpendolo ancora.

Improvvisamente cominciò a piovere una grandine fittissima. Nessuna avvisaglia, solo il tuono e simultaneamente quella tempesta. Peter, nella foga della battaglia, non l’avrebbe neanche notata, se il suo senso di ragno non gliel’avesse indicata come un pericolo.

- Cosa…? -

- HO DETTO NO, RAGNO DI M….! – il fulmine si infilò fra i due, colpendo in pieno Electro e scaraventando Parker lontano, contro un muro. Contemporaneamente, dai guanti di Max si sprigionò un potente ronzio elettrico che proveniva direttamente dalle sue mani.

- Soggetto, maschio bianco…eheheh! – ridacchiò il criminale, avvicinandosi; sempre con calma, avvicinò i palmi al torace di Peter, poi sussurrò – Libera! – e simulando l’effetto di un defibrillatore, lo fece saltare, immettendo nel suo corpo una potentissima scarica elettrica.

- Libera! -

Il cuore potente di Peter esitò una prima volta; cercò di riprendersi, inutilmente. Per degli attimi infiniti, si fermò.

 - Libera! -

A forza, il miocardio fu costretto a contrarsi.

- Libera! -

Battiti. Pensieri. Luce. Una frazione di secondo di lucidità mista a senso di ragno.

- LIBERA! – ma stavolta, Dillon non riuscì nel suo intento. L’Uomo Ragno sollevò una gamba colpendolo…beh, nel cavallo dei pantaloni; un attimo dopo, l’eroe scattò in piedi e colpì con forza, sfruttando la protezione di ragnatela. Peter non stava neanche controllando la propria forza, l’unica cosa che salvò Electro fu l’averlo indebolito tanto.

- No! Non finirà così! – gridò il criminale a terra, cercando di afferrare la caviglia dell’eroe per fulminarlo, vano tentativo dati i riflessi dell’avversario.

- Max, è già finita. – disse Peter sferrando con rassegnazione l’ultimo colpo. Il corpo vede e giallo rotolò a terra.

Non respiro…si rese conto il Ragno Oh…non ci vedo neanche bene…è tutto appannato…me ne devo andare da qui… non ricordava che Rucker era vicino, non sapeva neanche dove si trovasse. Saltò a fatica verso un balcone vicino, poi si arrampicò su un tetto sufficientemente basso e scomparve.

 

Fine III parte

 

Nel prossimo numero: le intenzioni di Shocker e i ricordi della piccola Anne.  

 

Dedicato alla donna che nel buio della mia vita risplende come la Luna...